domenica 1 ottobre 2017

IL CERCHIO SI CHIUDE

Il cerchio si chiude.
Con l’affondo di DiMaio ai sindacati, “autoriformatevi o lo faremo noi”, il cerchio a poco a poco si sta chiudendo. E’ sin dalla nascita del movimento cinque stelle, da quando cioè dieci anni fa debuttava con i “vaffaday” che cerco di mettere in guardia, non solo io per la verità, dai pericoli reazionari che l’ascesa di tale movimento significherebbe per il nostro Paese. Che Grillo e Casaleggio, nelle loro intenzioni di sempre, abbiano espresso una predilezione per una società neoliberista e lavorato in questi anni in tal senso, non è un segreto per gli stessi aderenti al movimento; quello che invece fino ad oggi non era chiaro, almeno per gli stessi grillini, plagiati dal linguaggio forbito e forcaiolo del loro capo, (la lega ai suoi albori esordiva con Roma ladrona, il movimento ha esordito con parlamento ladrone), è che dietro i proclami pro popolo da parte del plenum supremo cinque stelle, si sia sempre nascosto di fatto il progetto di imbavagliare la protesta popolare e incanalarla in una via senza uscita che conduce esattamente al punto di partenza, ossia all’indebolimento del mondo dei lavoratori al fine di permettere ai grandi capitali e alla grande finanza di poter schiavizzare il lavoro nascondendo il tutto dietro all’ammaliante slogan della meritocrazia, come se la meritocrazia fosse la soluzione di tutti i mali e non invece lo strumento per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri.
Ecco quindi che il neo eletto candidato premier del movimento e neo capo politico dello stesso, Luigi DiMaio, nella sua prima uscita pubblica dopo la proclamazione, non perdere tempo ne cercare di dare addosso ai sindacati, lo stesso Renzi lo aveva fatto qualche tempo addietro, per addossare loro la colpa della situazione disastrosa in cui versa l’Italia e il mondo del lavoro.
E’ vero, i sindacati hanno molte colpe per la situazione attuale e per la perdita di tanti diritti dei lavoratori negli ultimi anni, ma questo, per ragioni opposte a quelle sostenute da Renzi e DiMaio, cioè per aver dimenticato spesso e volentieri quale dovrebbe essere il suo ruolo nella eterna battagli tra lavoratori e grande capitale. Se c’è una colpa oggi del sindacato quella sta proprio nel fatto che le classi dirigenti, a partire dalle sedi centrali, per arrivare a quelle periferiche e spesso anche agli rsu, si sono di fatto autoriformate proprio nella direzione auspicata dall’ex premier e dall’attuale candidato grillino e che con il loro lassismo e anche complicità hanno impedito che il sindacato facesse sindacato portando i lavoratori ad opporsi, anche in maniera dura quando occorre, allo smembramento del sistema del lavoro e alla perdita di quei diritti conquistati con anni di lotte e sangue versato nelle piazze e nei posti di lavoro.
Non è un caso che DiMaio oggi decide di mettere nel mirino il sindacato, e lo fa nel momento in cui in Italia qualcosa si sta muovendo nella direzione della ripresa delle battaglie per il lavoro e per i diritti; la stessa ascesa di Landini alla segreteria nazionale della CGIL, è un segnale importante, ma ancora più significativi sono i segnali che arrivano dalle diverse situazioni sparse un pò ovunque dove   gli USB, o altri sindacati di base autonomi, Cobas, SiCobas o altri, non solo resistono ma proliferano e costruiscono un argine importante alla offensiva padronale, facendo breccia anche tra gli stessi elettori del movimento cinque stelle, molti dei quali cominciano a vedere in questa ritrovata combattività sindacale la strada per ritornare a sperare in un mondo di diritti. Un fatto questo che la grillo-casaleggio associati, ma io direi i loro diretti padroni, ossia l’alta finanza, non può assolutamente permettersi ed ecco quindi che si corre ai ripari con un affondo senza precedenti proprio all’unico movimento associativo, i sindacati, che se fa per davvero il proprio mestiere può mandare per aria i piani del grande capitale di creare un mondo di schiavizzati.

Tonino Ditaranto

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