domenica 31 gennaio 2016

Gli invisibili, ovvero i censurati

Era un dubbio che ci affliggeva da tempo, fin da quando per la prima volta provammo a scrivere della situazione creatasi davanti ai cancelli della Bormioli, con i facchini a presidiare i cancelli per rivendicare diritti venuti meno; il dubbio che qualcuno tentasse in qualunque modo di minimizzare la loro protesta e che dietro vi fosse una regia ben precisa, è stato definitivamente fugato oggi nello scorrere l’intera Gazzetta di Parma e non trovare una sola riga sulla manifestazione di ieri pomeriggio a Parma che ha visto sfilare per le strade cittadine oltre mille facchini venuti a portare la loro solidarietà ai loro colleghi di Fidenza. Strano come possano trovare ampio spazio su un giornale di fatti locali una famigliola di galli che disturbano il sonno mattutino dei salsesi (i galli da che mondo è mondo hanno sempre cantato) mentre nessuna voce viene data a chi protesta per la perdita di diritti e soprattutto del posto di lavoro. Avevamo pensato si fosse trattato di mancanza di spazio quando non abbiamo visto pubblicato il comunicato dei lavoratori in lotta che noi stessi ci premurammo di far ricevere al corrispondente locale della gazzetta che oltre a ribadire le proprie sacrosante richieste, tra l’altro chiedeva anche scusa ai lavoratori Bormioli per il disagio arrecato. Eppure di articoli al riguardo sulla gazzetta ne abbiamo visti diversi. Abbiamo letto l’intero comunicato dell’rsu aziendale, quello dei sindacati firmatari dell’accordo, quello del sindaco e altri ancora, tutti premurosi nel ribadire che l’accordo era un ottimo accordo mentre invece non una sola volta abbiamo letto le ragioni di chi quella protesta la sta portando avanti ormai da oltre un mese, neanche il comunicato dell’area di minoranza della CGIL che prendeva le distanze dalla manifestazione voluta dall’rsu e avallata dalle segreterie provinciali che ha portato una parte, fortunatamente non tutta, degli operai Bormioli a scendere in piazza in contrapposizione dei facchini in lotta e per rimarcare la “legittimità” dell’accordo.
Non siamo mai entrati nel merito dell’accordo stesso, che per quel che ci riguarda potrebbe essere per davvero migliorativo, anche se siamo convinti del contrario; questo però non giustifica il fatto che a sottoscriverlo siano stati sindacati che al momento della sua stesura rappresentavano una piccolissima parte degli operai interessati.  La situazione attuale è che alla data del 15 gennaio, ai 15 lavoratori iniziali di cgil e cisl che avevano sottoscritto l’accordo, altri 20 lavoratori hanno accettato il passaggio sotto la nuova cooperativa l’ultimo giorno di scadenza chiaramente sotto il ricatto della perdita del posto di lavoro, (come dar loro torto quando si ha famiglia da mantenere); altri 23 invece non hanno accettato l’accordo con il conseguente risultato di aver perso il posto di lavoro. Stiamo parlando di 23 lavoratori fidentini, abitanti a Fidenza con le rispettive famiglie e che ad oggi vanno ad aggiungersi ai tanti disoccupati che purtroppo conosce la nostra cittadina. E’ mai possibile che di fronte al rischio divenuto di fatti realtà della perdita di 23 posti di lavoro la politica fidentina non sia riuscita ad interrogarsi se vi fossero delle forbici all’interno delle quali provare a ricucire uno strappo dovuto solo alla pessima abitudine di mantenere orgogliosamente delle posizioni prese sia da una parte che dall’altra? Personalmente ho provato a far ragionare l’altra parte, invitando i lavoratosi a sospendere i blocchi ai cancelli e mettere in atto forme di lotta più democratiche e meno radicali, con il risultato di essere stato io stesso allontanato dal presidio degli operai dagli stessi dirigenti dei cobas che probabilmente non gradivano la mia intrusione; Mi chiedo però quale sarebbe stato il risultato se al mio posto ci fosse stato il Sindaco o l’Amministrazione comunale o magari gli stessi sindacati o i lavoratori Bormioli ai quali pure avevano chiesto scusa i facchini, a venire incontro o per lo meno a cercare di capire le ragioni di tale protesta? Questo non lo sapremo mai e le ragioni sono molto evidenti; i sindacati erano solo preoccupati a giustificare un accordo cui loro non erano legittimati a firmare; Sindaco e Amministrazione hanno sposato convenientemente la tesi dei sindacati, facendosi anche dettare le sigle da invitare all’incontro della commissione sicurezza e rifiutando la parola ai facchini presenti; i cobas impegnati nel voler dimostrare la logica di chi ce l’ha più duro e la gazzetta dal canto suo a reggere il gioco di chi in tutta questa vicenda ha l’interesse a voler dipingere i lavoratori protestanti come degli scriteriati se non proprio dei delinquenti. In tutto questo si inserisce rete civica che per aver avuto la cattiva idea di smuovere le acque si è ritrovata accusata di aver minacciato Sindaco e Segretario Provinciale della CGIL.

Risultato di tutto questo: 23 lavoratori rimasti senza lavoro.

domenica 24 gennaio 2016

Bormioli: comunicato stampa della minoranza CGIL

SINDACATOALTRACOSAOPPOSIZIONECGIL PARMA
COMUNICATO STAMPA


Questa mattina a Fidenza la Cgil di Parma ha organizzato una manifestazione dei      “ veri” lavoratori della Bormioli Rocco ( questi sono i termini consegnati agli organi di stampa)  a sostegno dell'accordo siglato riguardo il cambio di appalto per la gestione dei magazzini e congiuntamente contro,  quella che  da loro viene definita,  una strumentalizzazione dello stesso da parte di pochi lavoratori iscritti ad un “sindacatino” di base,  contro gli interessi generali e complessivi di tutti gli addetti. Il sindacato è un'altra cosa di Parma , opposizione in Cgil,  ritiene che questo sia stato un gravissimo errore politico, dal quale prendiamo le distanze. Sbaglio che, peraltro,  apre un precedente pericolosissimo sul territorio per la brutale repressione subita da questi lavoratori e coloro che gli hanno portato solidarietà ad opera delle forze dell'ordine. Repressione che quando volgerà lo sguardo verso altri lavoratori che lotteranno con forme di lotta altrettanto radicali non farà molte distinzioni sulle intestazioni delle bandiere, ma gli basterà riconoscere il colore rosso. La nostra critica, non è mossa da una polemica sui contenuti del cambio di appalto, che come ogni accordo è figlio della propria vertenza e del contesto sociale complessivo, quanto piuttosto sul metodo adoperato dalla Cgil e la categoria di riferimento  per gestire il consenso a fronte delle diverse sensibilità sindacali presenti in quel magazzino, laddove pare che il sindacato di base esprimesse anche la maggiore rappresentatività. E se è certo vero che nel passaggio alla cooperativa subentrante quasi tutti i posti di lavoro sono stati tutelati, nella stessa misura non si può negare l'attacco aziendale ai livelli di inquadramento dei facchini, che avevano sicuramente le loro legittime e sacrosante ragioni per non essere soddisfatti a pieno.  Di converso, Va anche detto molto chiaramente che se un sindacato, qualsiasi esso sia,  rivendica di rappresentare ed organizzare dei lavoratori maggioritariamente deve assumersi la responsabilità di stare al tavolo e condurre la trattativa in prima persona. Sottrarsi da questo compito “mandando” al tavolo i lavoratori da soli ha diminuito la forza degli stessi, li ha esposti maggiormente alla repressione, oltre al fatto che se i funzionari non vanno nemmeno agli incontri,  vien da chiedersi davvero che ruolo abbiano giocato in questa lotta,  oltre a quello di cadere insieme alla Cgil nel tranello dell'azienda, che non ha fatto null'altro che il suo lavoro, meglio noto come “ dividi et impera”, ma forse non ancora noto sufficientemente. Farsi carico della minaccia aziendale , ovvero,  che il permanere dei blocchi avrebbe compromesso il lavoro di tutti è stato ingenuo nella migliore delle ipotesi, ma fare una manifestazione cittadina che ha,  nei fatti,  messo lavoratori contro lavoratori è stato semplicemente irresponsabile. Nella stessa misura confidiamo che questa triste pagina suggerisca una riflessione anche al SI-COBAS , che in alcuni passaggi della vertenza ha probabilmente confuso l'importanza della solidarietà nella lotta con il sostituzionismo. Il fronte di lotta si costruisce innanzitutto nel luogo di lavoro interessato  e non si può importare dall'esterno,. Anche in questo caso le ragioni dovrebbero essere più che ovvie, ma così non è stato. Fino a quando tutto il mondo sindacale non comprenderà l'importanza di marciare anche separati, ma colpire uniti, il padronato di questo paese continuerà a brindare sul nostro sangue ed i nostri nervi.

venerdì 22 gennaio 2016

Mi scusi signor padrone, ossequi a vossia!!!!

Mi scusi signor padrone, ossequi a vossia!!!
Mi scusi signor padrone, ossequi a vostra signoria; scusatemi di cuore, non volevo arrecarvi danno, cosa posso fare per farmi perdonare? Le accettate un fazzoletto di uova? O volete che vi porto uno di quei conigli che crescono nel mio cortile?
Vi sembrerà una cavolata, ma è proprio quello che succedeva nel lontano sud nella prima metà del secolo scorso, quando presi dalla rabbia e dalla disperazione i contadini ed i braccianti del meridione diedero vita alla più grande rivoluzione dei lavoratori contro i grandi latifondisti. Era il ‘ 49 e i braccianti di Montescaglioso, guidati dalla CGIL, occuparono le terre dei vari conti e marchesi lasciando sulla terra il sangue di Giuseppe Novello. Stessa cosa a Melissa in Sicilia e in tanti altri comuni di tutto il mezzogiorno d’Italia. Ecco, la storia di quei giorni, tramandatami da mio padre, bracciante agricolo e da mia madre. Entrambi protagonisti di quelle occupazioni e dai tanti altri compagni arrestati per quelle sommosse hanno fatto si che in me nascesse un amore profondo non solo per l’idea del comunismo, ma anche per quel sindacato, la CGIL, nella cui sede ho trascorso buona parte della mia giovinezza, sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei lavoratori, di tutti i lavoratori e non solo di una parte di essi, e che mai si era tirata indietro, almeno fino ad oggi, nel combattere le strategie padronali che da sempre hanno cercato i modi per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri. Dividi et impera, la solita strategia che mai era riuscita a scalfire il mondo del lavoro e che ora, a quanto pare, sta diventando la consuetudine quotidiana.
Che tristezza osservare oggi un corteo di lavoratori per le vie di Fidenza, sindacato e amministrazione comunale in testa, che gridava i veri lavoratori siamo noi; e gli altri, quelli che ormai hanno perso il posto di lavoro, quelli che sicuramente hanno sbagliato strategia di lotta ma che non hanno avuto alcuna solidarietà, che sono? Sono forse dei delinquenti? No signori, sono Lavoratori come voi; sono padri di famiglia che lavorano come voi o magari con orari di lavoro più proibitivi dei vostri e che hanno anch’essi figli da sfamare. Bollette da pagare e mutui da restituire. L’unica loro colpa è stata quella di non aver chinato la testa, quella cioè di non aver accettato inconsapevolmente il taglio di cento euro di stipendio. Ma finiamola di dire fesserie, finiamola di voler colpevolizzare persone che lottano per i loro diritti con scempiaggini tipo l’arrecare danni ad altri lavoratori o all’azienda e di non voler accettare un accordo migliorativo. Qui le uniche persone che hanno subito un danno sono quelle persone che ormai sono rimaste senza lavoro e che da domani saranno costretti a rivolgersi ai servizi sociali per andare avanti o alla caritas per un pasto caldo.

Ho trascorso dicevo la mia giovinezza nella sede della CGIL ad organizzare scioperi e manifestazioni, ho dato anni della mia vita per quel sindacato, ma se la CGIL è diventata ciò che ho visto oggi in piazza allora devo dire che sono davvero disgustato.

sabato 16 gennaio 2016

Nient'altro che bestie.

Nient’altro che bestie.
Ma che razza di bestie stiamo diventando; possibile che nostri concittadini protestano da giorni per il  mantenimento del posto di lavoro e dei propri diritti di lavoratori che non vogliono sottostare alla mercificazione del lavoro e del salario, prendono le botte, manifestano in solitudine per le vie del centro alla ricerca di un minimo di solidarietà e noi, noi tutti benpensanti, noi che fregiamo del titolo di persone civili, attenti alle problematiche della società, lasciamo che il tutto avvenga sotto i nostri occhi nella più totale indifferenza? Possibile?
Ancora ieri sera i facchini della Bormioli sono stati sgomberati dal presidio davanti ai magazzini della Bormioli dalla polizia in tenuta antisommossa e inseguiti fin’anche in tangenziale, si perché non basta allontanarli dal picchetto, li si deve inseguire per centinaia di metri perché devono capire chi comanda, chi è il vero padrone. E loro, i lavoratori, con grande tenacia, Ma anche con la forza della disperazione di chi non ha nulla da mangiare, a tarda sera improvvisano ancora un corteo per le vie del centro completamente deserte sperando che il loro urlo di disperazione arrivi finalmente a qualcuno che possa prestare l’orecchio per l’ascolto.  Ma chi, chi può ascoltare la voce di chi non viene creduto perché già il fatto stesso che ha un colore di pelle diversa dalla nostra, li pone in una condizione di essere nel torto? Possono essere creduti forse da quel sindacato che giorni addietro ha firmato un accordo senza alcuna legittimità di rappresentanza alle spalle degli stessi lavoratori e che poi ha fatto di tutto, anche con vistose bugie per screditare il movimento dei facchini? Possono essere creduti dagli organi di stampa locale, che tutti i giorni pubblicano articoli che vanno esclusivamente in un’unica direzione senza mai dare voce alle legittime richieste dei lavoratori? E possono essere creduti da quella politica locale, completamente assente e complice mi verrebbe da dire di un progetto che vuole vedere il lavoro sempre più schiavizzato dalle logiche della concorrenza. Ma esiste una coscienza civile in questa nostra cittadina? Esiste una amministrazione comunale? Se anche i facchini avessero torto marcio, come qualcuno vuole farci credere, a nessuno viene in mente che se operai che guadagnano con il proprio stipendio quel poco con il quale non riescono a vivere, passano notti davanti ai cancelli di una fabbrica o asserragliati al freddo sopra al tetto di un capannone una ragione deve pur esserci? E noi, non abbiamo per caso l’obbligo morale e civile di ascoltare ciò che loro hanno da dirci? Io non entro nei termini dell’accordo sottoscritto da cgil e cisl, sono problemi di strettissima natura sindacale, mi pongo però la domanda di quale legittimità possano avere dei sindacati che non rappresentano la maggioranza dei lavoratori di firmare accordi senza che i lavoratori stessi li abbiano approvati. Fidentini, non è in gioco in questo momento solo il futuro dei facchini della Bormioli, è in gioco la nostra stessa natura di persone civili e solidali, che non lasciano in balia delle onde in un mare in burrasca dei propri fratelli; è in gioco la stessa credibilità di una società costruita sui valori del mutuo soccorso e dell’attenzione alle esigenze di tutte le persone. L’uomo asserragliato sul tetto del capannone ieri sera e che minacciava di buttarsi di sotto, è una persona alla cui famiglia è stata staccata l’acqua potabile nei giorni scorsi; cosi non possiamo continuare, diamoci una mossa altrimenti non ci resta che accettare il fatto che stiamo diventando tutti delle bestie.

Tonino Ditaranto 

sabato 9 gennaio 2016

Articolo 1: difendere il posto di lavoro è reato

Art. 1: Difendere il posto di lavoro e il proprio salario è reato.
Una volta la nostra Costituzione recitava al suo primo punto che l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, oggi sarebbe più giusto dire che è una reggenza antidemocratica dove il lavoro non è più un diritto e chi manifesta per il mantenimento del proprio posto di lavoro commette un grave reato. Resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata nel caso degli operai addetti al facchinaggio presso la Bormioli di Fidenza che ieri sono stati letteralmente caricati di peso nelle camionette e portati in Questura, per il semplice fatto che stazionavano seduti per terra, in modo estremamente pacifico e senza alcuna violenza davanti ai cancelli dei magazzini della Bormioli. Quale è la colpa di questi onesti lavoratori? E’ forse una colpa difendere il proprio posto di lavoro, fonte di reddito per famiglie che già devono fare grandi salti mortali? O è forse un reato non accettare l’accordo raggiunto tra la cooperativa che subentra nella Bormioli e i tre sindacati CGIL, CISL, UIL, sempre più servi dei padroni, che tutte e tre insieme rappresentano una minima parte dei lavoratori interessati, e che prevede il passaggio degli stessi sotto la nuova cooperativa rinunciando ai diritti acquisiti negli anni e soprattutto agli accordi fatti in precedenza con la vecchia cooperativa?
A leggere la Gazzetta di Parma di oggi, sembra quasi che questi lavoratori sono degli ingrati e che non si capisce il motivo della continuazione della protesta. Certo, si dice dalle mie parti che chi è sazio non crede a chi invece è costretto a digiunare. Il problema vero è che l’Italia si sta avviando verso uno stato di cose che prevede sempre di più la schiavizzazione del mondo del lavoro. Si è cominciato con le leggi sul precariato, lo smantellamento dell’art. 18, l’approvazione dello job act, il continuo affidamento dei servizi essenziali anche della pubblica amministrazione e dei servizi a ditte esterne, quasi sempre cooperative che nella stragrande maggioranza dei casi schiavizza i lavoratori con ore di lavoro sottopagate e senza riconoscere reali diritti. Arrivai a Fidenza venticinque anni  fa e ricordo ancora molto bene le mobilitazioni sindacali e l’impegno delle Amministrazioni comunali per difendere anche un solo posto di lavoro; quella solidarietà che ci faceva essere una vera società civile che fine ha fatto? Dove sono finiti i diritti di chi lavora? E i sindacati, quelli ufficiali per intenderci come mai hanno perduto negli anni la quasi totalità degli iscritti? Cosi non può andare, il diritto al lavoro e ad un giusto salario non deve mai essere messo in discussione, e quando coloro che dovrebbero difendere tali diritti, fanno sempre più spesso accordi con i padroni a discapito dei lavoratori, come nel caso dei facchini della Bormioli, o quando Amministrazioni comunali svendono servizi pubblici essenziali come l’assistenza agli anziani, per affidarli a cooperative esterne solo perché si deve rispondere alla logica delle privatizzazioni, allora vuol dire che i lavoratori non hanno più rappresentanza e che l’articolo uno della nostra Costituzione altro non è che la più grossa presa per i fondelli.

Tonino Ditaranro

venerdì 8 gennaio 2016

VERGOGNA- LA POLIZIA SGOMBERA CON LA FORZA IL PICCHETTO DEGLI OPERAI DAVANTI ALLA BORMIOLI

VERGOGNA!!!!
Oggi 8 gennaio 2016, la polizia al servizio dei padroni ha sgomberato il picchetto di operai che da prima di Natale stazionava davanti ai cancelli della Bormioli per difendere il posto di lavoro.
L’Intervento delle forze speciali antisommossa contro un gruppo di pacifici operai seduti per terra, non ha alcuna giustificazione se non quella di rispondere al richiamo della Bormioli, azienda privata, contro ogni logica sindacale. Al momento, uno degli operai caricati di forza sulle camionette della polizia risulta ricoverato all’ospedale di Parma con forti traumi dovuti al modo barbaro con cui è stato sollevato da terra e caricato di forza sulla camionetta, mentre una cinquantina di operai sono attualmente trattenuti in Questura senza alcuna giustificazione se non l’ignobile tentativo di impaurire gli stessi operai. A tutto questo si aggiunge la vergognosa posizione della CGIL di Fidenza che nonostante non rappresenta nessuno dal momento che ha pochissimi iscritti tra i lavoratori del facchinaggio, ha raggiunto un accordo con la Bormioli alla spalle dei lavoratori.
A questo vergognoso atto antisindacale e antioperaio, c’è ora bisogno di una risposta unanime di tutta la società civile, per questo rivolgo l’invito a tutte le forze politiche, all’amministrazione comunale e al Consiglio comunale affinchè tutti insieme si promuovano quelle iniziative per tutelare i diritti dei lavoratori.

Tonino Ditaranto