martedì 30 aprile 2013

Primo Maggio: DI LAVORO SI MUORE!!!!!




1° Maggio: “ di lavoro si muore”
Festa del lavoro? Possiamo più parlare del Primo Maggio e parlare di festa quando intorno a noi il lavoro assume connotati sempre più inquietanti? La legge Fornero ha abolito anche le ultime rimasuglie in materia di diritto al lavoro; 5 milioni di persone si sono ritrovati disoccupati e tanti di essi senza neanche percepire alcun contributo dai cosiddetti ammortizzatori sociali.
Tre milioni di giovani in Italia sono schiavizzati in posti di lavoro con contratti capestro senza alcuna prospettiva di vedere un domani regolarizzata la propria posizione, mentre dall’inizio dell’anno si contano ormai quasi un morto al giorno di persone che non ce la fanno e decidono di mettere fine alla loro vita.
DI LAVORO SI MUORE!!!!
Sei giorni fa a Dacca in Bangladesh 400 operai e operaie tessili sono morte e migliaia sono rimaste ferite sotto il crollo del palazzo fabbrica dove lavoravano e producevano indumenti e vestiti per le grandi marche internazionali ed europee tra le quali anche prestigiose firme italiane.
Essi percepivano uno stipendio mensile di appena 30 euro mentre le loro produzioni vengono regolarmente venduti nelle nostre catene di distribuzione per centinaia di euro al capo.
Le condizioni di lavoro della fabbrica erano tra le più disumane per non parlare del livello di insicurezza dello stesso stabile sotto il cui crollo hanno trovato la morte.
I media non ne parlano, nessuno fa i nomi degli assassini e dei loro complici.
Una prestigiosa firma italiana ha ammesso di aver commissionato la produzione dei propri capi di abbigliamento alle ditte presenti in quello stabile ma di aver interrotto i rapporti, guarda caso da marzo scorso. Sarà vero, ma a me sembra tanto una presa per i fondelli.
Nessuna festa questo Primo Maggio ma una giornata di lutto per ricordare a tutti che c’è gente al mondo che costruisce le sue fortune sullo sfruttamento, sul sangue e sulla morte di persone che muoiono di fame.
Se a questo ci ha portato la globalizzazione allora non ci resta che rispondere con le parole di Marx:
“PROLETARI DI TUTTO IL MONDO UNIAMOCI, NON ABBIAMO CHE DA PERDERE LE NOSTRE CATENE MA TUTTO UN MONDO DA GUADAGNARE”.
Tonino Ditaranto

domenica 28 aprile 2013

Non il gesto di un folle ma un sintomo di una società sempre più disgregante.


Non il gesto di un folle ma un sintomo di una società sempre più disgregante.

L’attentato ai Carabinieri che presidiavano Palazzo Chigi nella mattinata di oggi durante la cerimonia di giuramento del nuovo Governo non è assolutamente il gesto di un folle ma il sintomo di una società sempre più disgregante che lascia i propri cittadini a combattere nella solitudine le proprie disperazioni per la perdita di un lavoro e la mancanza di prospettive, aggravate dall’indifferenza e dalla perdita di valori fondanti come la solidarietà tra Stato e individui e tra individui stessi.
Di questo ennesimo gesto della disperazione oggi ne hanno fatto le spese incolpevoli uomini chiamati a proteggere la nostra sicurezza per poche centinaia di euro al mese e che ingiustamente vengono identificati per  quelle Istituzioni che se da una parte non sono in grado di dare risposte ai problemi del Paese dall’altra continuano con il proteggere gli interessi e i privilegi di quella casta che negli ultimi vent’anni ha portato l’Italia sull’orlo del precipizio e tanti cittadini ad abbandonarsi ad estremi gesti di disperazione.
La situazione politica di assoluta incertezza creatasi all’indomani delle elezioni, cosi come la nascita di un Governo che ha tutta l’aria di essere il risultato dell’accordo tra fazioni politiche, sia pure opposte ma alleate in questa occasione, che mira a contrastare la forte richiesta di cambiamento che viene dalla società,  ha alimentato il pensiero comune insito nei cittadini italiani, che alla fine i politici sono tutti uguali.
Non meno colpevoli in questa situazione sono gli atteggiamenti di coloro che incoscientemente e con sprezzo del comune senso del rispetto e del dialogo, strumentalmente, si avventano sulla disperazione della gente come degli avvoltoi, fomentando e alimentando il tutto con frasi sconsiderate e terroristiche degne di guerra civile tipo “ARRENDETEVI”, “SIETE CIRCONDATI”, “ SE NON VINCIAMO NOI SARA’ LA VIOLENZA NELLE STRADE”.
La politica tutta ha il dovere di rispondere con i fatti alle tante urgenti richieste di aiuto che vengono oggi da coloro che hanno perso il posto di lavoro e che vivono situazioni di assoluta indigenza e di povertà;  vanno date risposte ai problemi dei giovani in cerca di prima occupazione ma anche a coloro che vivono una situazione lavorativa di assoluto precariato; occorre far sentire la vicinanza dello Stato agli esodati, ai cassi integrati, agli artigiani e commercianti che chiudono stritolati da un prelievo fiscale disumano e da un sistema creditizio e di riscossione che usa metodi usurai.
Ognuno deve fare senza più indugi il proprio dovere, Governo e opposizioni, ma anche le Autorità locali, le Amministrazioni Comunali, Province e Regioni per adottare da subito tutti i provvedimenti necessari per avviare misure di solidarietà sociale verso quanti oggi versano in determinate condizioni, ricordandoci che spesso le situazioni più disperate si nascondono sullo stesso pianerottolo di casa nostra.
ORA È IL TEMPO DI AGIRE, BASTA CON INUTILI E STERILI DISCUSSIONI!

sabato 27 aprile 2013

Nel momento attuale, tra giri di valzer e scambi di coppia, per formare il governicchio, certe notizie gravissime rischiano di scivolare via, in silenzio,invisibili,alla chetichella. Allora mi sento in dovere di ricordare che la soave poliziotta Monica Segatto, l'unica dolce creatura femminile,in divisa da questurina,a pestare a morte, con altri colleghi maschietti, il povero Aldrovandi, se l'è cavata con sei mesi di sospensione dal servizio. Insieme agli altri suoi tre colleghi, era stata condannata, in via definitiva, a tre anni e mezzo (ridotti a sei mesi a causa dell'indulto) per aver provocato la morte di Federico Aldrovandi, il diciottenne picchiato, durante un controllo di polizia a Ferrara, il 25 settembre 2005. Il reato era stato sapientemente derubricato come eccesso colposo in omicidio colposo: “Ma mi faccia il piasciere!”, avrebbe detto il grande Totò! Ma Monica Segatto non si è rassegnata, perdinci e perbacco!, se l'è legata al dito per questa severissima e draconiana sanzione,inflitta,a lei e agli altri tre colleghi, autori del massacro, dalle Commissioni disciplinari del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, e si è rivolta al Tar per chiedere che venga annullata questa abominevole sospensione semestrale. La vicenda dovrebbe terminare entro il giugno di quest'anno e il rientro in servizio e in divisa è previsto per l'inizio del 2014. A più riprese Patrizia Moretti, madre di Federico, ha invocato il licenziamento dalla polizia dei condannati. Ma il regolamento del Viminale, in caso di condanne per reati colposi, prevede,al massimo,una sospensione. Quindi,dal prossimo anno,i quattro dell'Ave Maria torneranno,indossando la divisa della PS,ad amministrare l'ordine pubblico per le vie ed i borghi di Ferrara.Da ciò si deduce che, qui in Italia, nel caso di un omicidio, si giudica l'omicida a seconda della sua funzione, pubblica o privata. Un poveraccio qualunque va in galera a vita, un poliziotto, invece, no; per lui, come cantava quel motivetto, “Tout va très bien, Madame la Marquise!”. Se non altro, finalmente, vedrà soddisfatte le sue strenue battaglie in difesa dei poliziotti assassini l'Ottimo Massimo pidiellino Giovanardi, che ha definito gli agenti come povere vittime ed ha insinuato, con insistenza, che il sangue che colava dal capo di Aldrovandi altro non era che un cuscino rosso, dalla madre infilato dietro il capo del figlio, ad arte, per aggravare la posizione e la situazione dei poliziotti ed accattivarsi la misericordia del pubblico. Franco Bifani

sabato 20 aprile 2013

Una pagina buia e una bianca da cui ripartire


Una pagina buia e una bianca da cui ripartire

Quando alcuni mesi fa, alla vigilia di una competizione elettorale che si preannunciava vuota di contenuti reali mi dichiarai per il non voto forse neanche io immaginavo lo psicodramma verso il quale ci stavamo avviando; il centro sinistra non mi convinceva, non mi convinceva il PD che non riusciva a dire chiaramente quali fossero le proprie intenzioni, non mi convinceva SEL che era approdata ad un accordo col PD solo per calcoli elettoralistici e per non rischiare di rimanere fuori dalle stanze dei bottoni, non mi convinceva Rivoluzione civile di Ingroia che appariva più come un cartello di vecchie glorie in cerca di posizioni che una vera e propria proposta di cambiamento e non mi convinceva soprattutto il Movimento Cinque stelle con le sue ambiguità e i suoi proclami privi di alcuna proposta politica reale. Ripercorrere le tappe degli ultimi due mesi dal giorno delle elezioni forse non serve a nulla anche perché basta avere la visione degli ultimi due giorni per ridarmi la convinzione ancora maggiore di aver visto bene e il non aver votato è stata la scelta più sensata almeno nel non rendermi complice delle pagliacciate cui abbiamo assistito. Oggi forse a ragione possiamo definire la giornata più buia di questa seconda Repubblica, il giorno in cui la farsa ha raggiunto limiti impensabili fino a qualche giorno addietro con la rielezione di Giorgio Napolitano a Capo dello Stato in una situazione paradossale in cui, mentre da una parte la partitocrazia non riusciva a trovare una via d’uscita, dall’altra si è palesato in tutta la sua interezza il progetto dei manovratori che da decenni tirano le fila e tramano alle spalle del popolo italiano. Si è capito finalmente come lo stesso Berlusconi, unico vincitore insieme a Grillo di questa partita, ha potuto fare e disfare in Italia grazie alla complicità occulta ma efficace di buona parte del Partito Democratico. Tutto è stato studiato a tavolino, fin’anche le bocciature di Marini e Prodi, senza le quali non vi sarebbero stati i giusti motivi per giustificare un Governo di larghe intese al popolo di centro sinistra che altrimenti non avrebbe capito. L’unica cosa non programmata forse la rielezione di Napolitano; doveva essere D’Alema il salvatore della Patria, ma come si sa il Massimo nazionale riesce sempre a cadere sulle trappole tese da lui stesso. Vendola a questo punto è costretto a fare un clamoroso marcia indietro rispetto alla coalizione di centro sinistra e puntare su Rodotà per limitare i danni di un accordo scellerato fatto col PD a scatola chiusa e per non essere travolto insieme ad esso dal furore popolare del popolo di sinistra a gran voce grida vendetta. Grillo invece dimostra di essere un abile tessitore di tela e sotto la regia di Casaleggio riempie il panorama politico di slogans (solo quelli) carichi di insulti e di una sfilza di no a qualunque possibilità di avviare un cambiamento reale che pure era possibile visto i numeri all’indomani delle elezioni. Come se non bastasse riesce a dare scacco matto al PD candidando a Presidente della Repubblica Stefano Rodotà che guarda caso viene proprio dall’area ex PDS e sul quale sapeva benissimo il PD non avrebbe mai fatto confluire i suoi consensi. Come calcolatore Grillo si è rivelato certamente più astuto di D’Alema e il PD con il suo ingenuo e a tratti presuntuoso Bersani è caduto nella trappola del Movimento Cinque Stelle come una pera matura. I grillini sia ben chiaro hanno sempre saputo e anche sperato che Rodotà non sarebbe mai diventato Presidente.
Mentre tutto questo avveniva nelle stanze dei palazzi fuori invece è accaduto qualcosa che forse neanche i grillini si sarebbero aspettati: la ribellione del popolo di sinistra. Una ribellione non strumentale, non quella degli insulti e del tutti a casa, ma quella delle sedi occupate del PD, quella dei militanti che hanno subissato di messaggi i telefoni e le pagine face book dei parlamentari per esprimere  tutto il loro disappunto per un comportamento inqualificabile e incomprensibile. Questa ribellione è la vera novità di tutta questa vicenda, una novità positiva di un popolo, quello di sinistra che sa bene ciò che vuole e quali sono gli obbiettivi che intende raggiungere e che finalmente a capito che l’unico modo per poterci arrivare è quello di fare piazza pulita di un modello di partito e di una classe dirigente succube e complice delle caste e dei poteri forti. Sembrerà impossibile ma proprio nelle ceneri odierne della sinistra italiana si vede quello spiraglio di luce che ci può far ripartire. Oggi si è vissuto  la pagina più buia della nostra storia, ma se la voltiamo davanti a noi si apre una pagina bianca tutta da scrivere; la sinistra è ricca di un bagaglio di contenuti e di valori ideali che nessuno potrà mai violare; ripartiamo da essi e con essi cominciamo il cammino per scrivere insieme una nuova storia.
Tonino Ditaranto

martedì 16 aprile 2013

Renzi, la Finocchiaro, la scorta e lo sciacallaggio politico


Certo che la Finocchiaro non le manda a dire e ci pensa direttamente a dare del “miserabile” al rampollo fiorentino reo di aver definito la stessa non degna di partecipare alla corsa per il Quirinale per aver utilizzato la scorta per recarsi all’IKEA.
A Matteo Renzi, che ieri sera ha incontrato Silvio Berlusconi, arrivato a Parma naturalmente sotto scorta per partecipare alla serata in onore di Pietro Barilla mi viene spontaneo chiedergli se esistono dei momenti della giornata di una qualunque persona cui è stata riconosciuta una scorta che essa se ne possa andare tranquillamente a fare le proprie commissioni senza portarsi dietro la scorta assegnatagli.
Naturalmente possiamo discutere all’infinito sulla necessità o meno che determinati personaggi politici viaggino o meno sotto scorta, personalmente ritengo che vi sia un utilizzo eccessivo e non giustificato, questo però non autorizza nessuno di noi ad inveire contro coloro che ne usufruiscono dal momento che la decisione di assegnare o meno un servizio di scorta non avviene sulla base di richiesta personale ma di valutazioni delle autorità competenti.
Se domani per un motivo qualunque la Prefettura di Firenze decidesse di affidare un servizio di scorta alla protezione del Sindaco giliato cosa farebbe Renzi eviterebbe di andare allo stadio o ad un concerto o semplicemente a fare spesa al supermercato per evitare di tirarsi dietro la scorta?
Ho avuto occasione anni addietro di ospitare a casa mia una persona che viaggiava sotto scorta; per tutto il tempo che è rimasto mio ospite la macchina della Digos ha stazionato sotto al mio portone e ci ha seguito in tutti i nostri spostamenti anche quando andavamo al ristorante o sulle spiagge di Metaponto; vi posso garantire che la prima persona ad essere imbarazzata da quella situazione era proprio il mio ospite che in qualche modo si sentiva non solo colpevole per la presenza dei poliziotti costretti a seguirlo passo dopo passo, ma anche limitato nelle poche possibilità di avere qualche ora di vita privata.
La Finocchiaro, che personalmente non godo e non vorrei Presidente della Repubblica per motivi totalmente diversi da quelli del Sindaco di Firenze ritengo sia stata anche abbastanza gentile a definire Renzi semplicemente un “miserabile”, personalmente sarei stato più pesante perché chi offende in malo modo come ha fatto lui una qualunque persona costretta a viaggiare sotto scorta, pur sapendo bene cosa si prova, altro non fa che dello sciacallaggio politico.

domenica 14 aprile 2013

Addio Hugo


MONTESCAGLIOSO - Hugo Ditaranto, il grande scrittore argentino di origini lucane e’ morto a Buenos Aires. Lucano Insigne 2008  vogliamo ricordare quando monte net assieme a Tonino Ditaranto candidammo anche Fra Antonio .Ditaranto è stato scrittore e poeta e strenuo combattente per la democrazia e la liberta in Argentina in particolare durante la feroce dittatura militare.

Hugo,figlio dell’importante pittore Tomas Ditaranto, nato a Montescaglioso e poi emigrato in Argentina, sara’ ricordato inoltre per la sua generosita’ e attaccamento alla Basilicata anche per la donazione di una settantina di opere del padre che saranno esposte presso l’area museale di Lagopesole del Centro Lucani nel Mondo Nino Calice. Anche lo scrittore argentino Mario Paoletti dell’Università di Toledo lo ricorda. “Buñuel, il registra di cinema, diceva che sarebbe stato contento se almeno una volta al secolo potesse alzarsi dalla tomba, fare un giro per il centro, leggere i giornali e prendersi un Martini nel bar di qualche albergo.

giovedì 11 aprile 2013

Grillini contro i viaggi ad Auschwitz

Secondo il Movimento 5 stelle empolese la soluzione per tagliare le spese ed evitare sprechi sarebbe quella di abolire i viaggi studio degli studenti ai lager nazisti di Auschwitz e delle altre località austriache. Ci sarebbe da meravigliarsi?
Credo proprio di no dopo le tante dichiarazioni sia di Grillo che di tanti esponenti del movimento a proposito di fascismo e antifascismo, le simpatie degli stessi verso movimenti a sfondo razziale come Casa Pound e le ormai acclarate posizioni grilline contro il diritto di cittadinanza ai figli di extracomunitari nati in Italia.
L'unica cosa che in tutta onestà mi lascia perplesso è come fanno alcuni amici miei, cresciuti con i valori dell'antifascismo e della democrazia ad andare ancora insieme a questi personaggi che non hanno alcun rispetto neanche per una delle atrocità più efferate della storia: la deportazione e il genocidio di milioni di ebrei.
Tonino Ditaranto

mercoledì 10 aprile 2013

Parlamento occupato dai grillini: chiamate Benigni


I grillini occupano il Parlamento e leggono la Costituzione, quale posto migliore per declamare la legge delle leggi di questa nostra Repubblica. Sarei però curioso di capire se si è trattato di una semplice declamazione degli articoli, letti solo per interrompere il silenzio dell’aula o una vera e propria lezione sui principi della nostra Carta Costituzionale. Se la lettura era dedicata ai muri della Camera e del Senato allora i neo Parlamentari delle cinque stelle potevano anche risparmiarsi il lavoro dal momento che quelle aule conoscono la nostra Costituzione a memoria, se invece ha voluto essere una lezione ai nostri inesperti Parlamentari allora tanto di cappello. Possiamo dedurre a questo punto che da oggi anche i grillini avranno capito che il primo articolo della Costituzione protegge il lavoro, e che il terzo articolo dice che siamo tutti uguali di fronte allo stato senza distinzione di sesso, razza o religione. Per essere un tantino più ottimista mi spingerei anche a pensare che abbiano capito che lo Stato italiano è uno Stato che posa le sua fondamenta sulla democrazia e quindi sul rispetto delle regole, del dialogo e soprattutto del diritto di ognuno di noi ad associarsi in partiti, associazioni e sindacati dai quali farsi rappresentare in un conviviale e civile rapporto.
Avrò preteso troppo? Non lo so, avremo modo di scoprirlo nelle prossime settimane se i Parlamentari del Movimento cinque stelle avranno più rispetto delle Istituzioni nelle quali sono stati chiamati a rappresentare gli elettori che li hanno votato, caso contrario mi verrebbe da consigliare ai nostri poco diligenti studenti che nel frattempo che occupano le aule del Parlamento almeno non sprecassero tempo ed energia e chiamassero magari Benigni per farsi spiegare la Costituzione. Sarà pure un comico, ma ha dimostrato che la Costituzione la conosce meglio dell’altro comico.

Tonino Ditaranto

martedì 9 aprile 2013

Caro Presidente ma come si permette...

"nel 1976 quando ci fu l'esperienza del compromesso storico ci volle coraggio in quella scelta inedita di larga intesa"
(notizia ansa)

Egregio Presidente, ma come si permette!!!
L'esperienza del compromesso storico del 76 vide due protagonisti, Enrico Berlinguer e Aldo Moro, per nulla paragonabili allo squallore dei personaggi odierni del centro destra.
Ma per davvero crede di paragonare Aldo Moro, allora capo della Democrazia Cristiana, torturato e ucciso dalla Brigate Rosse con il pluriindagato e già condannato in primo grado Silvio Berlusconi?
Voglio pensare che queste Sue esternazioni siano il frutto dell'età ormai avanzata e quindi non gliene voglio, ma ci faccia il piacere a noi tutti e anche all'Italia se proprio non è più in grado di distinguere e valutare le situazioni veda di non dire altre eresie come queste perchè suonano come una offesa per coloro che hanno dato la vita per la libertà e la nostra democrazia.
Tonino Ditaranto

RENZI: l'uomo che piace a Berlusconi, Dell'Utri e Carduccio Parizzi

"IL MORBO DELLA SUPPONENZA"

Cosi Titola Carduccio Parizzi nel suo blog Fidentino.com riportando pari pari un articolo del Corriere della sera a firma di PierLuigi Battista, in cui si auspica che Renzi riesca a guarire la sinistra italiana dal morbo della supponenza.
Non so perchè ma quest'uomo, Renzi, che ama definirsi di sinistra, stranamente piace sempre più ad uomini di destra.
Non è infatti una novità la simpatia del Cavaliere Silvio Berlusconi ma anche quella di Dell'Utri che entrambi nutrono nei confronti dello scalpitante e arrampicante rampollo fiorentino.
Piuttosto a chi si augura che Renzi riesca a guarire la sinistra dal "morbo della supponenza" vogliamo solo ricordare che il sindaco di Firenze è stato già condannato in primo grado dalla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti della Provincia di Firenze e che lo stesso attualmente è ancora indagato per spese pazze in ristoranti, trattorie, pasticcerie e taverne tra i venti milioni di euro al vaglio della Corte dei Conti.
Se renzi deve salvare la sinistra allora la sinistra si salvi da Renzi.


lunedì 8 aprile 2013

Al Presidente del Consiglio Regionale di Basilicata Dr. Vincenzo Santochirico


Al Presidente del Consiglio Regionale di Basilicata
Dr. Avv.  Vincenzo Santochirico

Caro Vincenzo,
consentimi di usare la prima persona singolare in virtù del rapporto di amicizia che ci lega e delle tante battaglie condotte insieme inseguendo il sogno di una Lucania che potesse offrire ai propri figli una vita dignitosa e ricca di speranze.
Mi rivolgo a te a titolo personale e come portavoce dei lucani residenti a Fidenza e nelle terre Verdiane ma anche certo di interpretare il sentimento di ogni lucano costretto dalle traversie della vita ad una esistenza forzata lontano dalla terra in cui è nato in ragione di una forte emigrazione che ha portati tanti figli della Basilicata a cercare fortuna in terre lontane.
Ho appreso dalla stampa della tua nomina a Presidente del Consiglio Regionale di Basilicata e la notizia, pur tenendo conto delle distinzioni politiche che in tante occasioni ci hanno visto distanti negli ultimi vent’anni, mi ha riempito d’orgoglio; ecco perché oggi mi rivolgo a te per esprimere alcune considerazioni.
Abbiamo appreso nel corso degli anni di provvedimenti adottati dalla Regione Basilicata in favore dei cittadini lucani, ultimo in ordine di tempo il bonus carburanti erogato ai residenti; mai una volta però tali provvedimenti hanno riguardato i figli di Lucania che nel corso degli anni hanno dovuto lasciare la propria terra.
Non siamo lucani anche noi? Eppure continuiamo a pagare la tassa sui rifiuti per intera sulle abitazioni che abbiamo lasciato nonostante le utilizziamo per poche settimane all’anno; paghiamo l’IMU sulle stesse abitazioni senza poter usufruire della detrazione di 200 euro sulla prima casa in quanto non residenti pur vivendo molti di noi in case d’affitto; torniamo in Basilicata ogni volta che ci è possibile e magari con noi portiamo gente di fuori a conoscere la terra di cui andiamo orgogliosi; ma soprattutto continuiamo a parlare nel mondo della terra di Lucania come della terra de sogni, tanto forte è l’amore che proviamo verso i paesi che abbiamo dovuto lasciare.
Si caro Vincenzo, ciò che proviamo noi che viviamo fuori verso la Lucania è vero amore e ognuno di noi sogna di poter tornare un giorno a vivere gli ultimi anni della propria vita tra i calanchi e le ginestre di una terra che profuma di dignità.
Ecco Vincenzo, noi figli di Lucania nel mondo amiamo la Lucania e ogni giorno sogniamo di ricongiungerci con essa, ma a quanto pare la Lucania non pare avere lo stesso sentimento per noi che viviamo lontano come se fossimo dei figli indesiderati.
Gesù nel Vangelo racconta la parabola del figliol prodigo e di come il padre imbaddisca la tavola e ammazza il vitello più grasso per accogliere a braccia aperte il figlio che era andato lontano, mentre per noi che non siamo andati via per nostra scelta ma perché costretti,  nessuna attenzione ma solo dimenticanza da parte di una madre terra che forse ci ha disconosciuti.
Se Essa ci ha disconosciuti noi però non riusciamo a dimenticarla e continueremo a raccontare di Lei in ogni posto dove ci condurrà il nostro peregrinare.
Caro Vincenzo, se oggi mi rivolgo a te in quanto Presidente del Consiglio della nostra Regione lo faccio con la speranza che almeno tu possa farti portavoce dei nostri sentimenti presso chi governa la Basilicata affinchè i figli di Lucania partiti per terre lontane siano ricordati e riconosciuti quanto tali, al pari dei loro fratelli rimasti e al pari loro gli vengano riconosciuti uguali diritti come è giusto che sia. Noi non chiediamo nulla che non ci spetti di diritto, ma se a uno qualunque dei cittadini lucani sarà riconosciuto un qualsiasi privilegio allora è giusto che tale privilegio venga riconosciuto a tutti i figli di Lucania, anche a coloro che a loro malincuore hanno lasciato la propria terra.
Un carissimo abbraccio
Tonino Ditaranto

sabato 6 aprile 2013

Adozioni comuni a distanza- bozza di proposta di legge


Egr.gi Sig.ri Sindaci dei Comuni di Fidenza e Montescaglioso, mi rivolgo a Voi in qualità di portavoce dei Lucani residenti a Fidenza per sottoporre alla Vs attenzione la bozza di proposta di legge allegata alla presente mail affinchè venga presa in considerazione e dopo i dovuti correttivi o aggiunte valutiate la possibilità di sottoporla alla discussione dei Vs rispettivi Consigli Comunali al fine di approvare un ordine del giorno per chiedere ai Parlamentari Emiliani e a quelli Lucani di farsi carico di sottoscriverla e sottoporla all'approvazione del Parlamento.
Si coglie l'occasione per inviare i più cordiali saluti.

p. i Lucani residenti a Fidenza
Tonino Ditaranto
BOZZA DI PROPOSTA DI LEGGE
Proposta di legge per l’adozione di comuni a distanza

Art. 1
Nell’ambito degli scambi culturali e turistici tra i Comuni italiani, sulla base di reciproci accordi di gemellaggio solidale ed economico, i Comuni italiani che versano in condizione economiche di bilancio più vantaggiosi possono intervenire economicamente alla partecipazione totale o in parte nella realizzazione di progetti di Comuni più svantaggiati che abbiano le finalità prevista dalla presente legge.
Art.2
Gli interventi per le adozioni a distanza devono riguardare esclusivamente progetti che rientrano nelle seguenti categorie:
a)      Recupero e/o ristrutturazione di centri storici.
b)      Recupero e/o ristrutturazione di fabbricati di interesse artistico e monumentale destinati ad uso pubblico.
c)        Recupero e/o ristrutturazione di locali da destinare ad iniziative culturali, artistiche, musicali o museali.
d)      Adozione e finanziamenti di associazioni e/o di eventi di tradizione artistica, culturale, antropologica legate alla cultura del territorio.
Art.3
I progetti ammessi ad adozione non possono avere scopo speculativo e devono essere progettati direttamente dagli uffici tecnici dei Comuni interessati senza ulteriore aggravio di spese o in subordine da tecnici abilitati esterni o enti che si impegnano a progettare e dirigere i lavori a titolo gratuito e con il solo rimborso spese documentato che in alcun caso non potrà superare il 3% dell’importo complessivo dei lavori.
Art.4
I locali recuperati o ristrutturati con tali progetti resteranno a disposizione perenne di entrambe le Amministrazioni interessate che potranno utilizzarle per esposizioni o scambi culturali anche a fini turistici e di ospitalità per i cittadini provenienti dal Comune adottante.
Art.5
I comuni adottanti che aderiscono e utilizzano la presente legge potranno detrarre gli importi sostenuti per la realizzazione dei progetti in questione dalle spettanze dovete allo Stato per IRPEF. IRAP e IVA per un importo massimo del 20% delle somme dovute.
Art.6
Si da mandato al Governo per l’individuazione dei capitoli di spesa e dei finanziamenti della Comunità Europea sui quali imputare gli importi necessari all’applicazione della presente legge.

venerdì 5 aprile 2013

A me non piace la cioccolata


A me non piace la cioccolata, basta, mi ha stufato, il suo amarore come il suo dolciore è nauseabondo. Ora però nessuno si permettesse di dire che gli piace o che io sbaglio perché non accetto le maldicenze. La cioccolata fa venire il mal di stomaco; pensate che è cosi vigliacca che non espresse un solo pensiero sui fatti di Ungheria, ne prese posizione sulla scissione del “Manifesto”. Questa cioccolata proprio non mi va giù. Sarò pur libero di dire la mia sulle cose che mi piacciono e quelle che non mi piacciono?
A qualcuno non piacciono le nespole perché ha sentito dire che sono aspre, ad altri non piacciono i cachi per paura che odorano di merda, a Giuseppe non piace la Svizzera perché ha letto che è neutrale scambiandola per neutra mentre a Giovanni non piace la “gnocca” perché gli danno l’idea degli gnocchi di patate al femminile. Che possiamo farci, nulla, anch’essi hanno la libertà di non piacergli qualcosa senza averla mai provata o visitata. E’ cosi che allora leggendo qua e la ho appreso che ad uno “storico” locale non piace il PCI pur non essendoci mai stato e ad un ex “Professore” non piace Napolitano pur non avendolo mai conosciuto. Guai però a contraddire i loro pensieri, si rischia di finire come una “giornalista” sempre locale riscopertasi fetta di mortadella in un panino imbottito condito da una caterba di insulti.
Allo “storico” e al “Professore” che non piacciono il PCI e Napolitano non ho nulla da dire se non che a me piacciono entrambi mentre sono veramente disgustato dalla cioccolata.

I carciofi del "saggio"


Eravamo stati insieme ai funerali del Senatore Michele Guanti sabato mattina prima di Pasqua alla chiesa di Serra Venerdì  con Filippo Bubbico rientrato la sera precedente dagli impegni romani a Montescaglioso per trascorrere la Pasqua in famiglia. Giusto il tempo di scambiare alcuni pensieri naturalmente interrotti dalle tante persone che sovente si accalcano intorno a Filippo tutte le volte che rientra, specie in una occasione come quella mattina quando tutta la Matera bene e politica si era data appuntamento per l’ultimo saluto a Michele Guanti. Più volte gli ho espresso il mio pensiero di non invidia per il ruolo che ricopre e che lo porta ormai a non avere più un momento di privacy.
Privacy appunto era ciò che aveva cercato al pomeriggio rifugiandosi come ormai avviene da tempo tutti i week end nei terreni che lui coltiva in contrada Campagnuolo . Quel pomeriggio era intento a raccogliere i carciofi mentre il telefono, lasciato di proposito in macchina, continuava a squillare a vuoto senza alcuna risposta. Era il Quirinale che lo cercava; Napolitano lo aveva inserito da qualche ora nel gruppo dei dieci “saggi” che avrebbero dovuto trovare delle soluzioni agli impellenti problemi che attraversano l’Italia in attesa di una soluzione positiva allo stallo politico creatosi con i risultati delle ultime elezioni.
I telefoni di Montescaglioso cominciarono a squillare insistentemente sin dal primo momento in cui le televisioni diedero la notizia dell’inserimento del Senatore Bubbico nella lista dei “saggi”; di telefonata in telefonata tutto il paese ormai si era collegato con un tantino di orgoglio davanti ai televisori come se quell’incarico dato a Filippo fosse in un qualche modo dato ad una intera collettività che in tutti questi anni non gli ha mai fatto mancare fiducia e sostegno morale. Bubbico, l’uomo che negli anni 80 divenne per la prima volta consigliere regionale sconvolgendo a furor di popolo le indicazioni dell’allora segreteria provinciale del PCI che avrebbe voluto eleggere il Sindaco di Irsina, colui che successivamente avrebbe ricoperto la carica di Governatore di Basilicata nell’unico quinquennio di cui ancora oggi i lucani possono affermare a gran voce di aver avuto un governo serio e propositivo; l’uomo che unico nella storia dell’ultimo ventennio riuscì a dare scacco al governo Berlusconi sulle scorie nucleari d Scanzano ionico facendogli fare per la prima volta un clamoroso marcia indietro; colui che pur potendosi avvalere della prescrizione del reato preferì affrontare il processo sulla sanità in Basilicata a testa alta risultando assolto per non aver commesso il fatto; ma soprattutto l’uomo che mai si è montato la testa per gli incarichi ricoperti e che ha continuato a sporcarsi di fango e grasso dei trattori nella conduzione personale dei terreni di famiglia, quell’uomo oggi ha avuto da Napolitano l’incarico di provare a risollevare l’Italia.
A Filippo Bubbico, amico e compagno da una vita, ma anche leale avversario nei tanti contrasti politici avuti sia quando militavamo insieme nella sezione del Pci che successivamente quando le nostre strade si sono divise a seguito dello scioglimento del Partito Comunista, faccio i migliori auguri di buon lavoro con la certezze che come sempre darà il massimo impegno che lo ha contraddistinto in questi anni.

p.s. stasera pasta e carciofi del saggio e carciofi impanati fritti che gusterò con vero piacere.

Tonino Ditaranto