lunedì 19 settembre 2011

Cultura e culture
Arricchendo costantemente la propria cultura, si tenta, anche se invano, di avvicinarsi all'irraggiungibile traguardo della Perfezione, attraverso la conoscenza di quanto di meglio, ma anche di peggio, si è detto, fatto e pensato, dagli albori dell'umanità ai giorni nostri, sulle questioni che più ci interessano; un Sapere Totale è impensabile, forse anche per Domineddio. Non è però vero, secondo me, che la cultura ci renda sempre liberi; alle volte capita proprio l'opposto, ce ne sentiamo impastoiati ed invischiati, come la voce di Mick Jagger sulle note delle sue canzoni, come mosche sulla carta moschicida. Come loro, su quella trappola, si muore, lentamente, ma inesorabilmente. Io poi, come tanti altri, ho compiuto l’errore di trasformare in professione la mia cultura, ed ancora oggi mi chiedo se le sementi che ho sparso al vento, qua e là, per decenni, avranno attecchito e se erano di buona qualità. E la mano, allora, mi corre al revolver, ma non nel senso che le dava Goering, bensì nel tentativo di fermare un cervello che rigurgita di troppe nozioni e non smette mai di riversarle all'esterno, sempre e dovunque, come un vulcano hawaiano. E' anche vero che un uomo veramente saggio non ha una vasta cultura, altrimenti sarebbe assimilabile alla Treccani e, come quella, sarebbe spesso molto pesante. Ma chi può definirsi colto, allora, e che significa cultura?

lunedì 12 settembre 2011

Nord-Sud: la guerra delle stupidità


Nord-Sud: La guerra delle stupidità!!!!

Abbiamo assistito nei giorni scorsi al passaggio del giro di padania nella nostra provincia, con tappa a Salsomaggiore Terme, mentre quasi contemporaneamente a Fidenza veniva presentato il libro dello studioso Antonio Ciano del Partito del Sud “I Savoia e il Massacro del Sud”.
Non ho preso parte alle contestazioni pacifiche del primo evento per motivi di lavoro, mentre ho partecipato al secondo molto incuriosito da ciò che Ciano avrebbe esposto, non avendo ancora letto il libro e devo confessare che dopo le prime battute ho cominciato a contestare le affermazioni di Ciano e di alcuni presenti intervenuti appositamente in quanto mi erano apparse da subito ridicole e se pur piene di riferimenti storici che nessuno può mettere in dubbio, prive di alcun senso nel contesto storico, culturale, politico e sociale dell’Italia di oggi.
In parole povere, io terrone d.o.c., pronipote di un Brigante della banda Coppolone fucilato in piazza dai gendarmi dei Savoia, autore di battaglie anche solitarie contro l’usurpazione dei valori della Repubblica ad opera di Sindaci che intitolano targhe e danno cittadinanze onorarie all’ultimo erede di casa Savoia, mi sono ritrovato a dover controbattere le ragioni dei miei conterranei che anche con un tantino di veemenza ed acidità recitavano improperi contro quelli del Nord.
E’ ricorso quest’anno il 150° anniversario dell’unità d’Italia, una unità raggiunta dopo anni di guerre di indipendenza che videro contrapporsi due case monarchiche, i Savoia e i Borboni, che nulla avevano a che spartire con i rispettivi popoli, se non per il fatto che entrambe li affamavano, rubavano legalmente i loro raccolti, li sfruttavano e prendevano anche le loro donne. Nessuna distinzione da questo punto di vista, e voler trovare dei distinguo sul fatto che avessero delle leggi più o meno giuste, questo non può importarci perché quelle leggi riguardavano solo poche categorie di conti e baroni che sia al Nord che al Sud si dividevano le terre e i rispettivi cespiti. I popoli erano ugualmente affamati in entrambi i casi.
Oggi però noi non abbiamo festeggiato l’esito di quelle guerre ormai tanto lontane dal nostro pensare, bensi la volontà e il desiderio di un popolo, quello italiano, finalmente ritrovato e stanco di guerre fratricide dovute più alle nefandezze dei suoi reggenti o governanti che a dei veri distingui etnici.
Eppure nonostante la grande passione per l’Italia, per la nostra bandiera, per la nostra cultura e la nostra storia che ci rende unici al mondo, in questo paese vegetano dei pazzi che ancora credono di poter riportare l’Italia all’oscurantismo delle divisioni ideologiche separatiste.
Se fino a qualche decennio addietro era ancora lecito parlare di questione meridionale, e pur confermando la validità del pensiero gramsciano al riguardo, ritengo che oggi non sia più possibile affrontare la questione ormai superata. Oggi sarebbe più giusta parlare di questione italiana, se non di questione meridionale europea che accomuna paesi come l’Italia, la Spagna, la Grecia che rischiano di rimanere ai margini dell’economia europea per le scelte drammatiche che negli ultimi decenni hanno ridotto sul lastrico l’economia di questi paesi sia pure con qualche differenza.
Ai Nordisti che ancora oggi fanno del cosiddetto assistenzialismo del sud il loro cavallo di battaglia e che al grido di Roma ladrona invocano una autonomia territoriale nordista, inventandosi finanche manifestazioni propagandiste come miss padania o il giro di padania, verrebbe da dire di guardarsi per bene quello che succede per le quote latte del nord o il comportamento da veri ladri di professione di ministri e onorevoli che oggi mantengono in piedi uno dei governi più coinvolti dalla corruzione e dalle tangenti, mentre ai miei conterranei che a loro volta auspicano un riscatto del sud in maniera di contrapposizione al nord vorrei ricordare che l’Italia negli ultimi sessant’anni è stata governata da personaggi che si chiamavano Colombo, Gava, Leone, Moro e via dicendo, tutta gente del sud che nulla hanno fatto per le loro terre se non quello di far crescere l’assistenzialismo al fine di poter aumentare a dismisura il proprio potere clientelare.
Ieri forse era plausibile parlare di un paese dove la povertà riguardasse più le popolazioni del sud, oggi alla luce di quanto sta succedendo nelle grandi metropoli del nord, tale concetto andrebbe rivisto. Esiste uno stato di povertà delle famiglie senza lavoro al nord Italia che pone quelle famiglie in condizioni pari se non peggio rispetto a quelle del sud. La mafia e la criminalità organizzata ha raggiunte nelle regioni del nord livelli tali di preoccupazione da essere un problema vitale per tutto il paese, e se alcuni anni fa si poteva tranquillamente incolpare malavitosi del sud che si trasferivano al nord, oggi tali differenze non sono più plausibili dal momento che molte amministrazioni locali del nord, anche quelle amministrate dalla lega sono interessate da indagini di corruzioni e di infiltrazioni mafiose.
Non esiste una ricetta nordista o sudista per salvare l’Italia dalla crisi economica o dall’attacco della mafia e dei poteri forti nazionali ed internazionali, oggi o ci salviamo tutti o si va tutti a fondo.
Il popolo italiano ha dato in altre occasioni dimostrazione di grande coesione e responsabilità, per questo anche questa volta sono della convinzione che alla fine la nostra italianità ci porterà a sconfiggere la crisi e le spinte separatiste degli idioti di turno e di chi non ha ancora capito che tali stupidità si contestano con manifestazioni di civiltà e con i contenuti e non con altre stupidità.

domenica 11 settembre 2011

Guerra di secessione a Fidenza

Ieri ho partecipato alla presentazione di un libro, scritto da Antonio Ciano, di Gaeta, fondatore del Partito del Sud, dal titolo “I Savoia ed il massacro del Sud”, dopo una breve introduzione, tenuta da Natale Cuccurese. Nella piccola saletta della libreria “La vecchia talpa”, ero l'unico nordista, anche se mezzosangue; ero arrivato in anticipo, come al solito, sempre e dovunque. Recatomi a bere un succo di pera al bar di fronte -dato che quotidianamente mi faccio la mia sacrosanta “pera” ricostituente- ho notato, seduti ai tavolini, personaggi la cui parlata mi rimandava al film “L'oro di Napoli”, che non mi stanco mai di rivedere. Già nel corso del sermone di Cuccurese, avevo avvertito un certo fastidio e bruciore intestinale, come di rigetto; e come non potevo, sentendo dire che i Savoia e dintorni erano assassini di massa, precursori delle teorie razziste, contenute in “Mein Kampf”, e concretizzate in genocidii ed aperture di Lager, che erano tutti massoni, filoguidati dai Grandi Maestri francesi ed inglesi, che i governi succedutisi da 150 anni a questa parte, in Italia, sono tutti, anche ora, filosabaudi, xenofobi, seguaci di riti neopagani -vedi la raccolta di ampolle dell'acqua delle sorgenti del Po- e che ogni male del Sud data dal 1861, mentre prima si era vissuti nel paese di Bengodi, in una specie di Eden insulare e peninsulare? Ora, io capisco il campanilismo, l'amor patrio regionale, ma il troppo stroppia! Mi meraviglio, infatti, che Cristo non abbia scelto di nascere nel Regno delle Due Sicilie, anziché in Palestina. Il libro di Ciano non fa che ripetere accuse contro i Savoia ed il loro atteggiamento verso il Sud, che si rinnovano dai tempi di Nitti e dei meridionalisti, comunque più saggi, imparziali ed informati di Ciano. Il libro è interessante, perchè contiene testimonianze di eventi che l'agiografia scolastica del Risorgimento ignora completamente. Però, la continua caterva di accuse di ruberie, rapine, soprusi, eccidi, stupri, omicidii e genocidii scaricati addosso al governo, diciamo così, nordista, per me, non concorre all'unità di noi tutti italiani,va a rovistare ancora tra rancori mai sopiti, tra odii inveterati, genera disprezzo, spirito di revanscismo, ormai rancido e scaduto. Ciano assicurava, sorretto dal coro degli altri 15 presenti, che il suo voleva essere solo revisionismo, ricerca della verità; può anche darsi, ma a me sembrava, almeno di frequente, solo un comizio urlato di denunce, non sempre supportate dalla verità. Il libro si presenta infatti come Quinto Evangelio, scritto da uno storico che raccoglie in sé la Vita, la Verità e la Via, e che ritorna, di continuo, a ripetere le stesse trite e ritrite accuse, da 150 anni, in una specie di patetico alibi, in un rosario infinito, per coprire e rivestire le pudenda di situazioni spiacevoli, per loro “sudisti” e per noi “nordisti”. Guai, infatti, ad accennare alla criminalità organizzata! Anche quella, sì, c'era, nel Paradiso Terrestre borbonico, ma era tenuta sotto controllo(sic!); ora esiste, ma non ha quella importanza che le si attribuisce al Nord. Spazzatura a Napoli? Tutte esagerazioni e propaganda leghiste! Da abolire la toponomastica ed i monumenti dedicati ad assassini come Garibaldi, Cavour, Mazzini e monarchi Savoia e dintorni! Tonino DiTaranto, lucano DOC, ha cercato, seguito a ruota dal sottoscritto, di controbattere validamente certe affermazioni e tesi assurde,ma ha poi lasciato la saletta, indignato. Mi son trovato così, solo soletto, a combattere contro la claque di Ciano. Un illustre studioso di letteratura portoghese, mi pare, di nome, Armando Cutolo, mi ha anche severamente redarguito, perché avrei interrotto Ciano nella sua illustrazione del libro; e mi hanno rimproverato anche un ex-ufficiale calabrese dei bersaglieri ed una bella signora bionda, sicula. Io mi sono immerso, con una certa fatica, nei panni e nella situazione di quella gente, ben sapendo che non avevano tutti i torti; ho avuto colleghi campani e lucani e c’era anche lì della gente, i cui nonni e bisnonni chiamavano noi del Nord “piemontesi”, e che avevano avuto vittime del repulisti che 120mila soldati piemontesi condussero, per anni, da quelle parti, dopo il 1861. Le truppe savoiarde si comportarono molto male, è vero; ma a che pro rivangare faccende del genere? Che significa, ad un certo punto del libro, fare il panegirico del linciaggio di 45 bersaglieri piemontesi, in un paese del Beneventano? Non si chiama, questa, apologia di reato? No, si è levato un coro unanime dai presenti, avevano fatto bene, dovevano accopparne di più! In altri paesi, come la Francia, la Gran Bretagna, in Russia, si continua a ravanare nelle ingiustizie compiute nel corso dell’unificazione nazionale? Come si può ancora tenere in piedi un CRS, Centro di studi sul Risorgimento e sugli Stati pre-unitari, di cui Cuccurese è il Consigliere per il Regno delle Due Sicilie, onde tenere accesa la fiamma maligna dell’odio tra Nord e Sud? Ciano continuava a battere il chiodo sulla differenza economica, a forbice, tra Settentrione e Meridione; gli ho più volte ribattuto che io riscontravo, invece, un profondo divario culturale, antico di secoli, che ancora sopravvive e sussiste tal quale, in ogni settore della vita pubblica e privata, nella cultura, nel comportamento, nella socialità, nel civismo, in ogni settore degli usi, costumi e tradizioni. Ed il suo libro non contribuiva certo a smussare gli angoli ed a spianare le asperità, anzi, li rendeva ancora più deleterii. Alla fine della lettura del suo libro, infatti, che restava, di positivo, nel cuore, nella mente e tra le mani del lettore? E dove stanno, poi, le pesanti responsabilità delle diecine di uomini politici del Sud, dal 1861 ad oggi, di destra, di sinistra o di centro, nei confronti, innanzitutto e soprattutto, della loro terra e dei loro compaesani, bistrattati, vilipesi, truffati, impoveriti? Anche questo è da ascrivere come colpa ai Savoia ed ai loro epigoni?
Franco Bifani

venerdì 9 settembre 2011

Berlino 1936- Salsomaggiore 2011

 Da un nostro lettore riceviamo e pubblichiamo volentieri queste considerazioni sugli eventi di Salsomaggiore in occasione del giro di Padania. Abbiamo scelto di titolare l'articolo con il titolo di un manifesto che pubblichiamo in foto e che ci sembra dia l'esatta immagine di quello che sta succedendo.


Oggi ero in ferie e ho deciso di visitare Salsomaggiore: ho proprio scelto il giorno giusto! Già dal mio arrivo mi sono accorto che molte strade erano chiuse, c’erano un sacco di mezzi Rai e diversi cellulari della polizia piazzati in vari punti della città. Camminando per il paese ho chiesto delucidazioni sul fermento che c’era, grande entusiasmo per l’arrivo della tappa del Giro di Padania e nei vari caffè tutti i discorsi erano su quest’argomento. Un signore educatamente ha fatto notare che la Padania non esiste, subito una signora elegante (solo nei vestiti) gli inveiva violentemente contro urlando che in Italia non c’è più libertà, uno non è più nemmeno libero di chiamare come vuole i luoghi in cui vive, per fortuna è finita la dittatura comunista! Tanto comunista che l’amministratore delegato che più ha lavorato per affossare le terme salsesi, ora siede come nuovo assessore nella giunta Vignali-bis a Parma, giunta tutt’altro che di sinistra! Davanti alle stupende Terme un’altra “distintissima” signora teneva una sorta di comizio affermando che grazie a questa iniziativa oggi sarebbe stata finalmente una grande giornata per l’economia salsese, perché tutto fa brodo e il Giro di Padania insieme all’imminente Miss Padania avrebbero salvato la stagione turistica; un signore educatamente le faceva notare che forse in un’ottica a lungo termine queste manifestazioni allontaneranno ulteriormente il turismo, subito l’elegante e distinta signora cominciava a inveirlo con epiteti impronunciabili accusandolo di volere la morte del turismo salsese! Nel frattempo molti bar locali obbligavano i dipendenti (per lo più stranieri!) a indossare abiti verdi al grido di “coloriamo di verde l’Emilia Romagna” mentre per fortuna altri gestori (pur contenti del buon incasso giornaliero) avevano esposto all’esterno le bandiere tricolori. Dal palco partivano discorsi xenofobi conditi da applausi calorosi quando spingevano all’odio verso il musulmano, da cui tra l’altro pare essere nata l’idea di questa corsa ciclistica propagandistica, al che molte giovani mamme indignate hanno portato i propri bambini a godersi la corsa lontano dal palco … io che avevo scelto un posto lontano e poco affollato per osservare pacificamente il passaggio dei ciclisti, mi sono trovato accerchiato da gente in fuga e addirittura si era sparsa la voce (per fortuna fantasiosa) che lo speaker fosse nientepopodimeno che Borghezio.  Dopo aver visto gente distinta alzare il ditino e insultare il gruppo con bandiere sindacali, gruppo che pacificamente urlava “vergogna” e aver visto alcuni personaggi cercare di colpire con pugni o sputi le persone isolate che avevano foulard rossi al collo, ho deciso di spingermi sulle colline. Nei locali sulla strada intanto sentivo le lamentele dei gestori che erano stati avvisati all’ultimo e in modo confusionario delle varie chiusure stradali. In collina si è raggiunto l’apice … un bel gruppetto (questi erano veramente comunisti, spiccavano le bandiere di Rifondazione) aveva tappezzato alcune cancellate di bandiere italiane e della pace rischiando linciaggi squadristi da parte di gruppi di  pseudo cicloamatori. Me ne sono andato sconvolto , sicuramente  tornerò a visitare Salsomaggiore con i suoi tesori Liberty e i suoi bei caffè, ma cercherò assolutamente di evitare altri momenti di propaganda fascista come probabilmente sarà anche l’occasione dell’elezione di miss Padania.
 Luciano

martedì 6 settembre 2011

Musica da cattedra

La musica è arte magica, di origini oscure e dionisiache, ed ha sempre qualche relazione con il demoniaco; essa mi scatena sentimenti incendiarii e ardenti, al calor bianco, e riesuma rabbie primordiali; essa deve farmi erompere dall'Id, dall'Inconscio, disarmonie discordi, suoni disordinatamente mescolati, deve provocarmi e trascinarmi alla trasumanazione, fuori dai labili confini epidermici del fisico che mi incapsula, a vita, nei limiti miserandi del corpo. Contrariamente a quanto scriveva il grande Shakespeare, essa, per me, deve suscitare oscuri moti dell'animo ed affetti tenebrosi come l'Erebo. Posseggo centinaia di CD, di musica rock e dintorni, non uno di musica classica. L’ho ascoltata, quest’ultima, per qualche anno, poi l’ho chiusa in un cassetto, dal quale forse mai più la ritirerò fuori. Del resto, anche Battiato a Beethoven preferiva l’insalata e a Vivaldi l’uva passa, che gli forniva più calorie Per me non contano le note, ma le sensazioni; una canzone, una musica, devono scaricarmi adrenalina nelle vene, nel cuore, nella mente, devono farmi uscire dai ristretti ambiti di spazio e tempo, nei quali mi ritrovo rinchiuso, a mio dispetto e controvoglia, e trasportarmi nell’Infinito, per frustarmi addosso scariche elettriche, bollenti ed accecanti, o trafiggermi con gelidi aghi glaciali. E’pura energia quella che deve penetrare prepotentemente nell’intimo del mio essere, provocandomi disarmonie e dissonanze. Deve lampeggiarmi trascrizioni paniche e dionisiache delle idee. La musica è il Tutto; come cantava Jim Morrison, when the music’s over, si spengono le luci dentro; solo essa mi fa sentire una sola cosa, con tutto e con tutti, al di là di ogni differenza, reale o supposta, esteriore od interiore, di fedi, culture e ideologie. Perchè è la voce di ogni dolore e di ogni piacere, delle scarse gioie e di tutti i drammi, in un linguaggio che non necessita di traduzioni. Con la musica mi ritrovo con esseri umani di altre epoche ed altri luoghi, del passato e del futuro, di questo atomo opaco del Male, e di altri mondi, dispersi nel Cosmo. Di ogni suono mi importa non tanto la struttura, ma il processo creativo che ne è stato alla base, le reazioni irriflesse sentimentali ed emotive, le tonalità emozionali, il rapporto tra la base affettiva e romantica e la simbolicità cui la musica stessa mi rinvia. Forse, anche per me, come asserisce la psicanalisi, la musica riveste un carattere di sublimazione delle pulsioni sessuali e mi rimanda al recupero di quelle esperienze prenatali alla base dei sogni, al distacco dalla realtà prosaica, misera, costrittiva, angusta; mi immerge nella mai sopita memoria ancestrale di una felice condizione perduta, sì, ma recuperabile, anche se solo per pochi attimi irripetibili. I suoni musicali hanno, per me, un valore catartico, mi portano a vivere vissuti difficilmente traducibili in linguaggio verbale, composti soprattutto da odori e colori, luci ed immagini, in una tensione psichica irripetibile ed inesprimibile. Con essa mi libero dei pesi nella stiva, dei tanti scheletri negli armadi, delle muffe nei cassetti, mi ritrovo a galleggiare nella mia più ignota autenticità. Esistono strette e precise relazioni tra prodotto musicale e realtà sociali e culturali che lo hanno creato e che in esso si esprimono come non mai. Per questo, quando ascolto la musica ed i canti dei popoli lontani e vicini, alle note lego ed aggrego le sembianze di chi canta e suona, del suo popolo, dei luoghi in cui abita ora o visse un tempo, divento uno di loro e piango anch’io lacrime e sangue per i blues, ardo del sole del deserto per le struggenti nenie mediorientali, emano sudori ed umori, mi si seccano le fauci per la sete. Le sovrumane note malinconiche dei popoli andini mi raccontano la loro storia tragica , così come i canti degli amerindi nordamericani mi sollevano alle praterie dei cieli. Canto, tra i neri africani, il rancore per i coloni bianchi, l’amore per le loro donne, principesse d’ebano, statue di regalità, mi vesto di arancio e respiro aria rarefatta tra le cantilene tibetane, mi annullo nel Nirvana degli antichi inni indiani in sanscrito. E, con una certa invidia da contrappasso dantesco, da povero prof in cattedra per 35 anni, tra dizionari, grammatiche, atlanti geografici e storici, tomi di letteratura, oh, quanto mi sarebbe piaciuto, quando li ascolto, aver potuto, per qualche giorno, rivestire la parte di qualche cantante maledetto di una band dark-punk! La musica deve essere ribelle; deve accendere persone senza età, come bombe al fosforo ed al napalm; perciò non mi sento vicino ai cavalier serventi, agli zerbini, ai giovin signori ed alle damine scollacciate che ascoltavano, sbadigliando, violini, viole e violoncelli, clavicembali ed arpe, con le orecchie coperte da parrucche infestate da pulci e pidocchi. Meglio un giorno da Marilyn Manson che cento da compositore di musica da camera del ‘700, con archi, flauti e fagotti, dopo decenni di consecutio temporum, ablativi assoluti, aoristi, esegesi, analisi connotative e denotative! Sulla falsariga di “Città vecchia” di De Andrè: “Vecchio professore, cosa sto cercando in quel CD, forse quello che solo mi può dare una lezione…”
Franco Bifani

Musica da cattedra

sabato 3 settembre 2011

Sciopero generale CGIL 6 settembre- le manifestazioni in Emilia Romagna

I pullman da Fidenza per la manifestazione di Parma partiranno alle ore 8.30 dal piazzale del centro commerciale COOP di via Giavazzoli.

Ecco nel dettaglio le manifestazioni previste in Emilia Romagna.

Sciopero 6 settembre: in Emilia Romagna undici manifestazioni territoriali

Undici manifestazioni territoriali della Cgil caratterizzeranno la giornata di sciopero generale del 6 settembre in Emilia Romagna. Questo l’elenco delle iniziative.
BOLOGNA – tre cortei con concentramento ore 9 a piazza di Porta S. Felice (lavoratori industria), piazza dei Martiri (settori pubblici, commercio, servizi e conoscenza), viale Zanolini (pensionati); convergenza su piazza Maggiore dove parleranno un rappresentante dell’Anpi, il segretario generale della Cgil bolognese Danilo Gruppi e Carla Cantone, leader Spi-Cgil nazionale.
MODENA – due cortei, con concentramento ore 9 in piazza Tien An Men e davanti alla Maserati: verso le 11 in piazza Roma interviene Rossana Dettori, segretaria generale Fp nazionale.
REGGIO EMILIA – ore 9 appuntamento in viale Montegrappa per il corteo che si concluderà in piazza della Vittoria  con il comizio di Domenico Pantaleo, segretario nazionale Flc.
PARMA – ore 9 concentramento in piazzale Santa Croce per il corteo nelle strade del centro storico fino a piazza Garibaldi, dove parlerà Pietro Ruffolo, segretario nazionale Flai.
PIACENZA – ore 9.30 concentramento a largo Bacciocchi per un corteo “intermittente”: prima tappa Piazza Cavalli dove interverranno il sindaco di Piacenza Roberto Reggi, il sindaco di Cerignale Massimo Castelli, il presidente Anpi Mario Cravedi, il segretario generale Cgil territoriale Paolo Lanna, un delegato della logistica; seconda tappa la Prefettura dove il corteo si dirigerà dopo i comizi per un presidio fino alle ore 12.
FERRARA – ore 9 concentramento in piazza Travaglio (Porta Paola) fino a piazza Trento Trieste per il comizio del segretario generale Cgil regionale Vincenzo Colla.
IMOLA – ore 9,30 manifestazione nella Galleria del centro cittadino con gli interventi di Elisabetta Marchetti segretaria generale Cgil Imola, il presidente Anpi Bruno Solaroli e Simonetta Ponzi, della segreteria Cgil regionale; altri punti informativi sulle ragioni della protesta in Piazza Matteotti, sotto l’Orologio e all’angolo tra via XX settembre e via Emilia; dopo lo sciopero inoltre sit-in permanente in piazza dei lavoratori del pubblico impiego.
RAVENNA – ore 9,45 concentramento in Piazza Baracca per il corteo; conclusione in Piazza del Popolo con gli interventi del sindaco Fabrizio Matteucci, dell’Anpi e di Ivan Pedretti della segreteria nazionale Spi.
FORLI’ – ore 9,30 appuntamento presso il piazzale della Vittoria per il corteo che confluirà in piazza Ordelaffi (Duomo) dove alle ore 11 parlerà Cesare Melloni, della segreteria Cgil regionale.
CESENA – ore 9 appuntamento in piazza Almerici per il corteo, che tornerà nella stessa piazza dove alle 10,30 parleranno il sindaco Paolo Lucchi e Antonio Mattioli, della segreteria Cgil regionale.
RIMINI – ore 9,30 concentramento all’Arco di Augusto, corteo per le vie del centro fino a piazza Cavour, comizio conclusivo di Gianna Fracassi della segreteria nazionale Flc.