domenica 24 aprile 2011

Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso!!





Antonio Gramsci guardava lontano quando scrisse questa frase, forse pensava già ai tempi nostri, alla rassegnazione che  leggiamo negli occhi dei giovani, ma anche dei meno giovani, negli occhi di coloro che hanno perso un lavoro,  di quelli che un lavoro non l’hanno mai avuto, di coloro che un lavoro ce l’anno ma vivono nell’eterna insicurezza di non poter arrivare alla terza settimana del mese, di coloro che una volta potevano essere ritenuti categorie benestanti, ma che vivono anch’essi questa sorta di precariato sociale che ormai accomuna milioni di persone nella grande categoria dei poveri o degli impoveriti.
La rassegnazione è una brutta malattia, ci toglie la voglia di reagire, quella di vivere, porta i nostri figli a chiudersi e perdersi per ore davanti ad una tastiera perché ormai resi  incapaci, dalla loro insicurezza, di tessere qualunque rapporto umano.
Rassegnazione quindi, ovvero rinuncia alla lotta, accettare impotenti la sconfitta.
Scrivo queste mie considerazioni questa notte, che è la notte di Pasqua, notte importante per i tanti credenti, la notte che segna il passaggio dalla paura alla speranza, dall’essere morti dentro al ritornare a vivere, e faccio queste considerazioni dopo aver trascorso anche ieri, buona parte della mia giornata con Elena, come spesso accade ormai da diversi mesi a questa parte.
Quando a gennaio scorso per primo ai miei compagni e successivamente agli altri partiti della coalizione della sinistra proposi la candidatura di Elena Francani a Sindaco di Salsomaggiore Terme, forse neanche io ci credevo veramente e non credevo saremmo arrivati a questo punto.
Ho visto però crescere quotidianamente in lei la voglia di combattere, reagire sempre dopo ogni momento di sconforto con una voglia  più grande di portare il suo attacco  ai mulini a vento, l’ho vista risorgere anche quando tutto sembrava perduto, quando le logiche del palazzo prendevano il sopravvento, anche quando una parte dei suoi compagni si è persa per strada.
Di qui il riferimento alle parole di Gramsci. Non si può accettare con rassegnazione la sconfitta senza lottare, si può anche perdere, ma ognuno di noi ha il dovere di non mollare fino alla fine.
Oggi intorno ad Elena vediamo crescere la speranza, decine di persone ci fanno giungere il loro messaggio di rivalsa,  in ognuno di loro, nei loro occhi leggiamo la richiesta espressa dall’animo, di un reale cambiamento, che fanno di Elena l’unica candidata veramente credibile,  fuori dalle logiche, non legata alle lobbies che hanno fatto della politica lo strumento del malaffare. Noi ed Elena crediamo ancora nella politica, in quella al servizio dei più deboli, in quella che sa parlare alle persone, perché prima di farlo ha imparato ad ascoltare la gente.
Non sappiamo ciò che succederà il 15 maggio, ne pretendiamo di avere la bacchetta magica per risolvere i problemi, questo è un compito che ci deve vedere tutti uniti per l’obbiettivo comune,  ma qualunque sarà il risultato a noi piace pensare che questa nostra avventura ribelle, in qualche modo avrà seminato nel cuore di tanti, l’idea che non bisogna mai arrendersi rinunciando a lottare.

Tonino Ditaranto